Per me l’esperienza musicale, “artistica” da ascoltatore o suonatore, è una questione non professionale, libera. Lo era quando cantavo a casa con i miei fratelli da piccolo e, nonostante anche qualche gruppo con amici un po’ più strutturato negli anni 90, è ancora così oggi, che ho scritto circa 100 canzoni e suono le tastiere in maniera più complessa. È una palestra per la vita ascoltare musica e fare musica, una delle palestre della vita. La differenza per me è che oggi questa palestra si può condividere online ma non tutti quelli che fanno palestra fanno le gare (con soldi, pubblico, organizzazioni, risultati) anche se sei bravo o bravissimo, per usare una metafora. Per fare il professionista, costantemente, in musica, l’allenamento è diverso e anche le responsabilità culturali, organizzative, finanziarie sono diverse rispetto a quella di condividere gratuitamente idee musicali e culturali online. La musica per me è come la musica popolare rurale in altre epoche, quella era quasi esclusivamente un rituale collettivo. Oggi il cosiddetto hobby musicale, anche solitario, di tanti è un po’ come la musica folk non professionale in altre epoche.