Secondo me, Edoardo Bennato, Eduardo De Crescenzo e Pino Daniele sono il punto di partenza migliore per fare alcune considerazioni sulla canzone e sulla musica pop fatta dai napoletani, in uno dei periodi d’oro della musica, quello che parte negli anni settanta.
Sono molto legato alla musica di Napoli, soprattutto a quella realizzata dagli anni settanta in poi. Ne ho ascoltata tanta ed è ancora un mio preciso riferimento culturale, per idee, musica e sentimenti.
Cosa sia l’ingrediente Napoli non è una questione facile, ma diciamo che questi musicisti sono nati e cresciuti a Napoli e hanno collaborato con altri musicisti della città, a lungo. Poi nel caso di Pino Daniele l’uso del napoletano è stato più determinante ma considero la lingua un elemento non proprio centrale. Sono musicisti e canzoni di Napoli che parlano un linguaggio universale, per culture musicali assimilate, per la bellezza e l’apertura mentale che hanno mostrato nella loro attività.
Mi piace pensare a questi tre grandi artisti come tre inventori di musica e canzoni. Hanno inventato un loro personale mondo musicale, scegliendo tra le tante influenze della musica mondiale. Hanno anche inventato, o sintetizzato se vogliamo dirlo in maniera diversa, un’immagine di Napoli e della sua filosofia che prima non esisteva.
Chiaramente la canzone a Napoli ha tanti altri protagonisti, e qui mi riferisco sempre al periodo che parte dagli anni settanta, ci sono molti più artisti da ascoltare, canzoni belle e spesso buoni successi commerciali.
Il punto secondo me è che Pino Daniele, Edoardo Bennato e Eduardo De Crescenzo insieme sintetizzano bene gran parte del lavoro musicale che si è svolto partendo da Napoli, fino almeno ai primi anni duemila: rock, fusion, pop e non solo, un lavoro musicale che ha sempre avuto una forza particolare, quella di parlare un linguaggio molto vario e popular.
Dagli anni duemila in poi qualcosa cambia nel mondo della canzone napoletana, ci sono importanti trasformazioni tecnologiche, come la musica digitale e internet, insieme a trasformazioni più o meno concomitanti del mondo dell’industria musicale, che hanno cambiato il modo di fare musica e canzoni.
Probabilmente però sono avvenuti anche importanti cambiamenti sociali. In genere, si dice che è cambiato il modo di fruire la musica ma forse bisognerebbe parlare del cambiamento nel desiderio di fare e ascoltare musica. In tutti i casi, Napoli non è più un centro italiano di produzione di canzoni, già da un po’ di anni.
Pino, Edoardo e Eduardo in tre hanno fatto circa cinquanta album di canzoni, cioè più o meno 500 canzoni, di tutti i generi, con storie d’amore, ribellione, sentimento, sguardi sul mondo e sulle cose della vita. Se contiamo, per esempio, anche le canzoni di Enzo Avitabile, Enzo Gragnaniello, Teresa De Sio, Nino Buonocore, per citare alcuni di quelli che piacciono a me, arriviamo a un numero di canzoni ancora più grande.
Insomma, sto facendo dei ragionamenti per capire perchè Napoli non scrive più tante canzoni di successo. Forse ne abbiamo messe da parte già un bel pò e tutti insieme abbiamo voglia di altro.
Ci si può fare anche domande di tipo diverso, per esempio: perché nel mondo c’è un gran numero di persone che riconosce O sole mio o Volare di Domenico Modugno mentre pochi riconoscerebbero Ancora di Eduardo De Crescenzo o Lazzari felici di Pino Daniele e magari nessuno conosce Strada facendo di Claudio Baglioni?
Allargo per un momento il discorso anche al resto della canzone italiana. Sappiamo che ci sono state delle hit italiane mondiali e che questo è successo per motivi diversi. O sole mio, l’ha cantata Elvis Presley ma anche Luciano Pavarotti. Gloria di Umberto Tozzi è stata tradotta e cantata in diverse versioni da artisti famosi ma in quel caso si ballava nelle discoteche. Quindi alcune canzoni italiane, in epoche molto diverse, grazie ad alcune voci o ad alcuni canali di distribuzione e fruizione, di tanto in tanto diventano famosissime.
Ma anche se adesso un pezzo di Laura Pausini o Tiziano Ferro ha milioni di ascolti in Sud America, probabilmente non avrà la stessa sorte di O sole Mio. Domanda: forse perché O Sole mio è una canzone migliore? questa canzone è diventata uno standard in ogni genere musicale grazie alle sue caratteristiche? forse, ma anche perché insieme ad altre canzoni fortunate e quasi indelebili sono nate in un momento storico in cui era diverso il rapporto tra musica e persone, tra musica e società.
Una cosa mi è chiara, non è la qualità in sé delle canzoni, delle idee musicali a renderle quasi permanenti nella memoria collettiva, anzi forse quelle degli ultimi anni sono migliori in tutti i sensi. Il punto è che adesso ce ne sono tantissime, inoltre non siamo la stessa società che eravamo nel novecento.
A volte siamo presi dall’idea che le canzoni belle Francesco De Gregori e Antonello Venditti le abbiamo scritte negli anni settanta. Io penso che forse quelle che scrivono adesso siano anche più belle ma complessivamente, come società, non abbiamo più lo stesso rapporto con la musica e le canzoni. E’ proprio una questione sentimentale trasversale, che secondo me va oltre le questioni che riguardano l’essere giovani, adulti o vecchi.
La musica non è evasione, può esserlo anche, ma secondo me nel bisogno di musica e canzoni prevale il desiderio di incontro con se stessi, oltre che con gli altri. Forse questi artisti ci hanno già dato una mano a trovare noi stessi, con la loro musica e con le loro voci. E penso che a Napoli, le persone non trovano più tanti motivi per scrivere nuove canzoni e in questo non ci sarebbe niente di male.
Forse le nuove generazioni crescono sentimentalmente in altri modi, facendo esperienze di tipo nuovo, sui social per esempio e non solo attraverso la musica che comunque ha i suoi nuovi protagonisti. Per fortuna qualcuno ci prova ancora a scrivere un buon pezzo, una canzone.
2 pensieri su “Edoardo, Eduardo e Pino”
Hai fatto un’analisi della canzone napoletana e degli artisti, erano altri tempi quelli, si ascoltava con la voglia di sapere e di sognare. Oggi tutto si visualizza e si ascolta velocemente. Però posso dirti che esistono grandi artisti che non sono e non riescono a decollare , ma scrivono testi e musica eccezionali.
Grazie per il commento Arianna, si, penso pure io che la questione delle visualizzazioni e degli ascolti sul web sia una questione molto importante. Essere disponibili ad ascoltare e visualizzare non è la stessa cosa che essere disposti a comprare un disco o vedere un concerto… da qui parte quindi un’altra questione, ciò che è facile e gratuito è un errore? io penso di no, penso sia una grande opportunità. In tutti i casi non è comparabile il successo negli anni 70 con quello di questi anni. Un abbraccio