Quando c’è la musica c’è tutto

Quando c’è l’amore c’è tutto, diceva il personaggio di Marta a Gaetano nel film Ricomincio da tre di Massimo Troisi, che rispondeva con ironia: “no, chella è ‘a salute!”. Questa battuta può essere uno spunto per avere un centro di gravità permanente o quasi, per ripensare la propria produzione musicale in questi anni. La mia, cominciata e condivisa sul web negli ultimi, direttamente da casa, mi rispecchia molto fedelmente.

Comunque, lo scenario industriale, mediatico, sociale e culturale muta nel tempo: il web, i social, le autoproduzioni, il supporto digitale di registrazione, una grande offerta di musica gratuita sul web, forse una certa pigrizia del pubblico negli eventi live, i percorsi formativi dei nuovi musicisti, i gusti delle nuove generazioni, tutto questo può influire sulle nuove produzioni musicali e sui percorsi artistici e professionali degli artisti odierni.

Ma la musica resta innanzitutto emozione sulla pelle secondo me, formazione sentimentale personale e collettiva, sicuramente, e costruzione di una visione sentimentale del mondo e delle nostre società, per ciascuno di noi e a volte per interi gruppi sociali.

Il ruolo del musicista mi sembra però che tenda a perdere, in questo contesto nuovo e mutevole, un aggancio solido con la società, in molti casi. E diventa difficile vivere solo di musica per tantissimi artisti, ma questo anche prima. Su questo forse bisognerebbe aprire un altro capitolo sul supporto pubblico, del welfare state, sugli strumenti finanziari disponibili per gli artisti in Italia, musicisti, attori, ballerini, per le arti figurative, etc.

Ma al di là di vecchie e nuove complessità che piccoli e grandi artisti devono affrontare nel contesto italiano, vorrei dire che bisognerebbe evitare di mettere il carro davanti ai buoi, vecchie e nuove strategie professionali e personali non dovrebbero distrarre troppo chi produce musica, che rischia come sempre di perdere il proprio carattere, il proprio messaggio profondo e la possibilità di condividerlo con un pubblico, piccolo o grande che sia.

Allora, pur cercando di programmare, pensare la propria carriera e mettere insieme pezzi di percorsi creativi e professionali che rendano tutto almeno sostenibile, non bisognerebbe transitare troppo a lungo in situazioni che sviliscono la propria passione per la musica. 

Certo il pubblico è importante, il management giusto, il concorso, i premi, la recensione sul giornale, le radio ma adesso i percorsi non sono più così lineari come prima, mi sembra, anche se molti percorsi sembrano la ripetizione svuotata di cose passate. I cantanti passavano per i provini, Castrocaro, altri provini, i premi, le aperture di concerti di artisti più famosi e arrivavano magari a Sanremo, al Festival bar, a Discoring. Adesso si sono aggiunti anche i numeri delle visualizzazioni, dello streaming, i talent show.

Ma tutto sembra più omogeneo, meno vario e coinvolgente, o no? Per cui penso che, in questo contesto, bisogni salvare innanzitutto la propria creatività, il proprio divertimento, la gioia e la passione di fare musica e magari immaginare, per chi vuole fare carriera, che da una situazione di parziale marginalità, si può saltare, più facilmente di prima, a contatti con nuovi pubblici o nuovi produttori attraverso il web. 

Nel mio caso, poi, la musica è sempre stata una pratica domestica o con amici ed è ancora così, anche se nel futuro dovessero capitarmi occasioni nuove, conoscenze nuove, anche per esibirmi in pubblico. 

Per me vale questa regola molto generale: si suona insieme ad altri per conoscersi o riconoscersi, si prosegue per amicizia e interesse musicale e ci si struttura per un progetto che sia anche pubblico, su una base di curiosità, passione e qualcosa di nuovo da dire.

Enjoy the music!

2 pensieri su “Quando c’è la musica c’è tutto

  1. la bellezza creativa che sia un’opera d’arte una scrittura musicale è di stare in armonia col proprio sé..la bellezza l’ispirazione è creata dal divino che abbiamo dentro ..e farlo emergere attraverso una qualsiasi opera…!!!

    1. Ciao Giovanna, assolutamente daccordo, credo che questa sia la scelta “più economica” per un’artista e anche quella più in direzione della vita, della sopravvivenza, della ricreazione, diciamo così. Grazie per l’interessante commento! 🙂

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