In tutte le epoche gli artisti hanno rappresentato con la loro musica e con lo spettacolo della loro arte, i sogni, i desideri anche le paure delle società di cui facevano parte.
È un po’ generica, forse troppo astratta, come definizione del ruolo degli artisti nella storia, ma credo che abbia del verosimile e che sia utile da focalizzare come definizione.
Potremmo parlare anche del ruolo pedagogico degli artisti, di supporto all’elaborazione di un senso/sentimento comune, di rappresentazione di pulsioni e desideri inconsci, collettivi e personali, per il divertimento e l’intrattenimento. Ma forse parlare di sogno consente di focalizzare su quello che è un ruolo molto importante e trasversale dell’arte in genere.
È chiaro che più aumenta la divisione del lavoro sociale e la sua produttività nelle nostre società, più si può andare verso un ampliamento della categoria degli artisti, che producono un bene non materiale. Inoltre, da un certo punto in poi all’artigiano della musica o del teatro, per esempio, si affianca un sistema industriale dell’arte, quello radiofonico, cinematografico, televisivo, discografico, con il suo conseguente potere pubblicitario.
L’artista si muove tra le trasformazioni storiche con la propria coscienza, tra le condizioni sociali, esistenziali, economiche del proprio tempo e della propria vita, con la propria sensibilità.
Un’altra considerazione può essere che fare l’artista, ma non solo l’artista, può essere considerato di per sé uno spettacolo, il sogno di una vita diversa da quella dell’operaio, del contadino, dell’impiegato, del padre di famiglia, della madre, dello studente, del bambino. Poi c’è il contenuto simbolico che l’artista o l’industria artistica nel suo insieme produce, proponendo agli spettatori delle visioni di senso complementari, alternative, dissonanti, distensive, rispetto alla loro esistenza.
Inoltre, bisogna tenere presente che ci sono artisti e contenuti simbolici che, per varie ragioni e mezzi, entrano in relazione con un pubblico molto ampio. Ma ci sono anche artisti le cui visioni, i cui sentimenti, i cui concetti sono poco compresi o poco comprensibili, perché praticano e cercano poco il senso comune.
E poi c’è il rapporto dinamico degli spettatori con l’arte, che nel tempo, nel corso della storia, accedono loro stessi a tecniche e pratiche artistiche nella loro vita privata, oltre che a sempre più contenuti artistici.
Ma anche nella pratica artistica domestica personale o comunitaria e anche in quella di artisti poco popolari abbiamo a che fare con un sogno, con immagini simboliche del sentimento, magari di pura autorappresentazione, di specchio di se stessi.
E niente, volevo dire che l’arte è un sogno, ci fa viaggiare a suo modo, e che sognare è molto importante, perché può aprire spazi di immaginazione e di realtà nuovi, per ciascuno e per la società nel suo insieme.
Fate sentimento in modo sicuro, ascoltate molta musica! 🙂