Alcune città sono più belle, intriganti di altre ed è interessante capire cosa può colpire un turista o un residente della sua città. Ognuno ha le sue sensibilità estetiche e pratiche quando preferisce uno spazio urbano ad un altro. Nel corso della vita siamo a volte costretti a trasferirci per motivi di lavoro o familiari oppure per lo stesso motivo non ci spostiamo dal posto in cui stiamo.
In questa breve riflessione voglio porre l’accento sulla psicologia collettiva di una città ma il discorso potrebbe essere allargato e ristretto per parlare della psicologia collettiva di una nazione oppure della psicologia collettiva di un ambito professionale o di un quartiere.
Se penso alla mia esperienza di napoletano e provo a definire cosa rende per me Napoli unica e speciale, oltre che bella, faccio riferimento principalmente alla sua psicologia collettiva più che alla sua ricchezza storico architettonica e paesaggistica.
A Napoli sono contemporaneamente visibili tanti livelli psicologici quanti sono i suoi principali strati sociali, ognuno con la sua cultura.
Per dirla più semplicemente, in questa città sono manifesti e visibili più modi di intendere la vita e sono anche abbastanza integrati.
Io sono un laureato libero professionista, di estrazione familiare popolare ma ho avuto a che fare in cinquant’anni con persone di ceti sociali diversi e non ho mai notato una totale incompatibilità fra essi come può succedere in metropoli di diversi milioni di persone.
Questa integrazione che avviene un pò in ambito abitativo, può avvenire in ambito lavorativo ma si rafforza con la visibilità in città, on the street, di mille colori, come dice Pino Daniele. Questo permette continuamente alla mia personale psicologia di integrare punti di vista anche molto diversi.
Non è una cosa comune a tutte le città che a volte sono troppo uniformi e non è una cosa comune a tutte le grandi di città, a volte eccessivamente organizzate praticamente e psicologicamente a compartimenti stagni. Napoli invece è una città, una polis per dirla con un termine di origine greca e ognuno di noi la porta, tutta o quasi, dentro la propria mente.