Ho finito il mio quarto racconto in forma di dialoghi, dopo due anni circa di impegno intermittente ma sempre appassionato. I primi tre sono scaricabili in formato pdf, dall’articolo che trovate in cima a questo blog. Sono tutte cose auto pubblicate esclusivamente attraverso il web, senza scopi commerciali. Cominciando con questo quarto racconto, ho pensato di condividere ciascun racconto anche attraverso un articolo del blog. Questo articolo è un work in progress, sarà aggiornato e conterrà via via una serie di elementi grafici, audio, video, testi che arricchiscono il racconto stesso di dettagli e elementi. Tutto ciò per far venire voglia di leggere il racconto e sperimentare le possibilità comunicative e creative del web. (ultimo aggiornamento di questo articolo 20 dicembre 2022)
Ecco il link per scaricare liberamente il pdf:
Racconto: LA NOIA – L’IRONIA DEL JAZZ NAPOLETANO (scarica file in pdf) https://www.massimopizzo.com/wp-content/uploads/2022/12/La-noia-Massimo-Pizzo.pdf
LA NOIA – L’IRONIA DEL JAZZ NAPOLETANO … che storia è??
La storia di un gruppo, completamente inventato, di jazzisti moderni, famoso internazionalmente, che comincia a fare dischi alla fine degli anni settanta e si ritrova in crisi di creatività nel 2010, dopo la pubblicazione del loro nuovo disco.
È un gruppo napoletano ed è composto da tre uomini e una donna impegnati prevalentemente come jazzisti moderni. Musicisti internazionali con una connotazione estetica particolare, mai realmente esistita nella storia della musica fatta a Napoli, storia di per sé già molto ricca e articolata.
È un racconto sentimentale, estetico e realistico sulla musica, un’esplorazione di cose accadute e mondi possibili.
La storia dei quattro musicisti di fantasia comincia negli anni 70 ma i dialoghi del racconto sono ambientati tra il 2010 e il 2011, quando i protagonisti, dopo anni recenti vissuti con una creatività ridotta e poco felice, mettono in discussione se stessi e preparano una nuova ripartenza alla soglia dei 60 anni.
Oltre alla musica, l’altro tema centrale di questo racconto è la noia. Chiaramente, la noia ha un ruolo benefico, è un segnale che qualcosa comincia a non funzionare in una situazione o in un periodo di una persona. E l’ironia può aiutare a ripartire più leggeri.
Di seguito aggiungerò di volta in volta qualche contenuto grafico, tipo le copertine dei dischi del gruppo, qualche audio breve dei loro pezzi, qualche tabella che sintetizza le caratteristiche dei personaggi, qualche breve video mio, che vi parla del racconto, anche la copertina immaginaria del libro, che non è chiaramente stampato. Insomma, un piccolo esperimento in evoluzione di comunicazione, di narrazione multimediale.
In questo video qui di seguito mi sono inventato un’intervista su questo progetto narrativo per il web, fatta da un blogger direttamente a casa mia, spero possa risultare sia ironica/comica sia seria come intervista, questa era la mia intenzione.
IL SUD WAVES QUARTET è:
Annamaria De Sio: pianoforte, tastiere e voce
Federico Giorgi: strumenti a fiato, voce e percussioni
Ottavio Davigo: basso, tastiere e voce
Alessandro De Leo: batteria, percussioni e voce
Breve cronistoria fino al grande successo:
La vicenda artistica del Sud Waves quartet diventa importante nel 1979. Annamaria De Sio, Federico Giorgi, Ottavio Davigo e Alessandro De Leo, dopo 5 anni di lavoro compositivo e concerti, producono il loro primo Lp con un’etichetta jazz di Roma.
In quell’anno sono ancora tutti ventenni. Annamaria, la pianista cantante è la più giovane, all’epoca del primo Lp, con i suoi 24 anni, vive a Napoli da quando aveva 15 anni e ha ancora molti amici a Roma.
I genitori di Anna si sono trasferiti da Roma nel 1970, per motivi di lavoro del padre architetto. Pochi mesi dopo la partenza del padre, la madre insegnante di inglese ha ottenuto il trasferimento a Napoli in una scuola di Fuorigrotta.
Così, Annamaria, classe 1955, che studiava privatamente pianoforte dall’età di 8 anni a Roma, ha cominciato nel 1970 una nuova vita poco più che adolescente. In una Napoli ricca di musica e di giovani presi dalle mode più disparate, vive le sue nuove esperienze tra l’area flegrea e i quartieri bene della città.
Federico il sassofonista, Ottavio il bassista e Alessandro il batterista sono tutti e tre del 1950, appartengono alla Napoli che sta bene ma non è ricca, conoscono Annamaria alla sua festa dei 18 anni, quando loro ne hanno 23. Le loro frequentazioni musicali cominciano in quell’anno, nel 1973.
1979
È il 1979, da circa tre anni il Sud Waves quartet ha una piccola attività concertistica in tutta Italia e Anna, un anno prima, ha messo il gruppo in contatto con una casa discografica romana.
Il loro primo Lp è pronto a ottobre di quell’anno, è registrato in presa diretta, come fanno i jazzisti. La musica ha già un sound molto personale e occupa una posizione molto particolare nell’ambito del jazz rock internazionale e italiano del periodo.
Le imperanti influenze soul e dance della musica più commerciale, oltre a quelle rock, hanno trovato nel gruppo di jazzisti di Napoli delle soluzioni più morbide. Anna è molto influenzata dai primi dischi di Roberta Flack, dal suo modo di suonare il piano e usare la voce, anche se segue con molta attenzione i lavori di Herbie Hancock e Chick Corea.
Ottavio il bassista ha un sound molto vicino a quello di Jaco Pastorius e in quell’anno non ha ancora cominciato lo studio del contrabbasso. Federico, sax tenore, suona diversi strumenti a fiato in maniera apparentemente non molto attuale per quegli anni, gli piacciono i sassofonisti dell’era precedente al be bop, tantissimo Paul Desmond e tra i nuovi Charles Lloyd, di cui ha tanti dischi.
Per Alessandro il batterista lo swing quasi non esiste, anche se ascolta tutti i drummers contemporanei, per lui gli improvvisatori di riferimento del suo strumento sono tutti nell’ambito della musica crossover.
Il loro primo disco, nei primi mesi del 1980, viene apprezzato tantissimo dalla critica e dal pubblico di ascoltatori più attenti.
Al primo colpo, anche se in realtà dopo qualche hanno di prove e concerti, hanno portato nel jazz italiano una serie di influenze abbastanza rare nel panorama locale ma anche in quello europeo. Questo primo lavoro discografico assomiglia abbastanza a un disco pubblicato un anno prima, Weavings di Charles Lloyd.
Il disco, il cui titolo è Flowers sounds, attraversa vari generi, con un sound alla moda, temi cantabili e lievi influenze pop soul.
1981
I musicisti di Napoli in quegli anni stanno producendo dischi che vendono molto e hanno molti passaggi televisivi e radiofonici. Quando esce il loro secondo disco, Too much money! la loro diffusione è ancora un’esclusiva del pubblico di ascoltatori di jazz più esperti.
Quando suonano a Napoli, un paio di volte all’anno, in qualche manifestazione all’aperto, un po’ ascoltatori, abituati a questo gruppo attivo localmente dal 1974, non sa ancora che il loro successo internazionale è cominciato.
Il secondo disco, uscito a Febbraio del 1981, gli consente una discreta distribuzione in diversi paesi europei e non solo, da cui scaturiscono una decina di inviti in alcuni festival jazz di città importanti, in Francia, in Inghilterra, in Belgio, in Olanda e Danimarca.
Pochi soldi è una popolarità nazionale abbastanza ristretta, rispetto agli artisti della musica pop imperante ma ormai il gruppo sa che il proprio progetto funziona.
1983
Nonostante frequentino palchi completamente diversi da quelli dei generi musicali alla moda, il loro lavoro è conosciuto da tutti gli addetti ai lavori e anche le loro relazioni con i colleghi più famosi si infittiscono. Federico il sassofonista e Alessandro il batterista hanno approfondito dopo un loro concerto l’amicizia con James Senese, che aveva già ascoltato i loro due primi dischi e li aveva sentiti live negli anni precedenti.
Il loro terzo lavoro discografico è prodotto da un’etichetta di Milano che può assicurargli una distribuzione più capillare in campo internazionale.
Il jazz rock è ormai il mainstream dominante e anche loro accettano questa sfida, producendo musica dal sound più vicino al rock, senza però arrivare alla contaminazione decisa col funk, tipica di quel periodo.
Il focus per loro è ancora una musica che abbia qualche legame col sud del mondo, l’uso di sintetizzatori e tastiere si fonde con una pratica polistrumentistica più decisa, con l’uso frequente di voci e percussioni, anche grazie a collaborazioni occasionali con altri musicisti.
Ora Annamaria segue più assiduamente di prima il lavoro di Keith Jarrett e dei musicisti della ECM, ma sono le ultime collaborazioni di Wayne Shorter, nei più diversi ambiti musicali a influenzare tutti loro di più, oltre alla musica di Charles Lloyd di quegli anni.
Ottavio il bassista, che ormai ha approfondito anche il contrabbasso, è quello che influenza di più le nuove direzioni del gruppo e il loro sound, diventato a tratti più deciso, e prende molti spunti dal disco Word of mouth di Jaco Pastorius.
1986
Il Sud Waves quartet ha una sua identità abbastanza definita e riconosciuta. I tre dischi prodotti fino a questo momento, tutti di alta qualità, sono bastati per affermarsi come gruppo originale e come riconosciuti strumentisti internazionali.
Nonostante la loro relativa notorietà, fino a quest’anno sono quasi mancate del tutto le collaborazioni esterne al gruppo.
In un primo momento, le partecipazioni ad altri dischi mancano perché sono ancora poco conosciuti e anche dopo il disco del 1983, quando Anna ha 28 anni e gli altri 33 anni, gli inviti non ci sono perché non vengono considerati come strumentisti di particolare rilievo.
Nel 1986, molto jazz internazionale ha un livello tecnico sempre più avanzato. I jazzisti alla moda fanno spesso i turnisti nei dischi altrui e le richieste di collaborazione, anche per loro, a volte singolarmente, diventano rapidamente frequenti.
Il loro livello strumentale ormai è maturo e riconosciuto. E soprattutto, sono evidenti le loro soluzioni timbrico-espressive sempre più raffinate ascoltabili nei live.
1988
Le vendite dei dischi, e i risparmi delle rispettive famiglie di origine, hanno consentito al gruppo l’acquisto di una villa poco fuori Roma, attrezzata con una sala per le prove e provini di registrazioni. Annamaria ha 33 anni e gli altri tre del gruppo ne hanno 38.
Quando sono a ridosso di un nuovo progetto live o discografico, sono per alcuni mesi di seguito in questa location, attrezzata anche come appartamento, che diventa anche il punto di partenza delle frequenti trasferte all’estero.
1990
Ad aprile di quest’anno, dopo 7 anni dal precedente lavoro in sala di registrazione, il gruppo è in giro per radio pubbliche e private a promuovere il loro nuovo disco. Il disco è prodotto da un’etichetta americana e distribuito in tutto il mondo.
Due anni prima è cominciata una frequentazione privata con Pino Daniele e il disco ha due pezzi arrangiati da lui. Il tour mondiale vede nella prima parte la collaborazione di Toninho Horta alla chitarra ma il tour prosegue con 10 ulteriori date, anche nel 1991, e Pino Daniele li accompagna alla chitarra e alla voce.
Il Sud Waves quartet, dopo questo progetto discografico di successo, pur non avendo neanche lontanamente la notorietà delle star globali della fusion e del jazz, come il Pat Metheny group o il trio standard di Keith Jarrett, non ha nessun problema a suonare in ogni continente, nelle rassegne jazz più importanti e come singoli musicisti nei dischi di altri, in campo internazionale.
L’ARTICOLO CONTINUERA’ CON EVENTUALI ALTRI CONTENUTI MUTIMEDIALI nei prossimi mesi…. ma qui potete dare uno sguardo al racconto completo senza scaricarlo. Il pdf del raccolto è di 171 pagine, nel formato tipico dei manoscritti (formato A4, carattere 14).
Un gruppo immaginario, di fantasia, inventato per questo racconto che sto scrivendo ma che ha un’identità musicale abbastanza definita, lavorata nelle sue caratteristiche tanto da poter ideare dei pezzi loro e comporli e registrarli in home recording da solo. Anche il sax è suonato alla tastiera, la batteria è software, sono loop con variazioni. Ecco tutti i pezzi che potrebbero essere parte di questo loro quindicesimo disco, del 2010.
La-noia-Massimo-Pizzo