Molta della mia esperienza musicale, da musicista non professionista, ha ancora a che fare con le registrazioni casalinghe. Ho cominciato con i registratori a cassette da teenager per riascoltarmi mentre cantavo, a metà degli anni 80. Oggi continuo a farlo col computer e le interfacce audio.
Non uso quasi mai i segnali Midi, utili per post produrre nota per nota la propria performance musicale. Nel 2004 ho fatto un po’ di esperimenti con i virtual instruments scaricabili gratuitamente in rete. Nel 2010 ho pubblicato online un paio di raccolte solo piano, una registrata in quel periodo (LIBERO IMPROVVISARE) e l’altra con pezzi solo piano registrati nel 2004 (LINEE MELODICHE). Ho regalato qualche cd con le registrazioni e ho pubblicato i brani sulla piattaforma Myspace e su un sito personale che chiamai musichesfuse.net.
Dal 2016 grazie a un iMac e Garage band ho ripreso con continuità a registrare da casa, utilizzando soprattutto tracce audio, solo qualche volta tracce Midi. Essendo un tastierista, anche senza ricorrere ai segnali Midi dalla tastiera al computer, sovrappongo suoni diversi provenienti da più tastiere o un expander, componendo degli arrangiamenti completi per le mie canzoni e la mia musica.
Devo dire che comunque, dopo più di 30 anni, utilizzo spesso ancora la stessa logica di registrazione, fondamentalmente di auto documentazione, come quando utilizzavo un walkman con microfonino esterno, negli anni 80. Così, ora utilizzo spesso, oltre al pc e alla scheda audio, uno smartphone per i miei piccoli documenti audiovisivi condivisi in rete su youtube.
Nella sequenza di pezzi inseriti in questa playlist ho utilizzato i suoni con una presa diretta nel pc. Ho realizzato in pochi giorni questi duetti con me stesso, in cui la costante è il suono di pianoforte digitale, registrato dopo una improvvisazione molto libera con un altro suono: fisarmonica, chitarra acustica, violoncello, trombone, tromba, percussioni (suonate su pad elettronico con bacchette).
Il mio modo di improvvisare, coltivato negli anni grazie alla pratica degli standard jazz da solo e in gruppo, è un mix di elementi musicali assorbiti anche grazie a un po’ di studio con insegnanti privati ma soprattutto in tanti anni di ascolto dei più grandi pianisti del jazz contemporaneo. Alla fine, penso che prevalga un gusto estetico abbastanza affine all’idea di pianismo di Paul Bley, in una chiave semplificata. Ma ho ascoltato forse di più pianisti come Bill Evans, Enrico Pieranunzi e Keith Jarrett e tanti altri in misura minore.
Quando con la tastiera passo dal suono di piano a quello per esempio di tromba oppure di fisarmonica, il mio modo di fraseggiare viene influenzato dalle possibilità estetiche specifiche date proprio da quel suono, dando vita a dei duetti abbastanza vari per situazioni e suggestioni, col piano che ha un estetica espressiva più omogenea tra i vari pezzi.
Il risultato finale mi sembra abbastanza comunicativo anche per chi non è molto pratico nell’ascolto del jazz e dell’improvvisazione in genere. Tutti i duetti sono accomunati da un mood abbastanza medidativo, riflessivo ma solare e godibile. Spero vi piaccia!