E’ arte o non è arte (scritto in gennaio 2018)

Chi ama la musica e la considera indispensabile nella propria vita, spesso, si è trovato come me a discutere di cosa sia arte e cosa non lo sia.

La nostra immaginazione è a volte condizionata da concezioni e parole di altri, che ci risparmiano il compito di elaborare da capo un’idea personale su cosa sia un artista e un’opera d’arte.

Ecco alcuni esempi di concetti che non sempre mettiamo in discussione: artista, talento, genio, bello, brutto, opera d’arte e altre.

Di fatto, ci sono cose a cui dedichiamo maggiormente attenzione, che ammiriamo e a cui attribuiamo valore e qualità superiori, rispetto ad altre che pure ci capita di ascoltare e che valutiamo negativamente.

Anche se è sempre una buona idea leggere un libro di storia della musica, di estetica musicale o semplicemente la recensione di un critico musicale bravo, ci rimane la responsabilità di esprimere la nostra visione sulle cose che ascoltiamo anche perché non sempre in questo campo, diversamente da altri, si può arrivare a conclusioni definitive.

Penso che la musica, come qualsiasi altra opera dell’ingegno delle persone, sia valutabile da diversi punti di vista.

In genere, in maniera intuitiva sappiamo abbastanza rapidamente se una cosa ci piace o meno, però proprio la nostra risposta intuitiva può contenere la trappola di una valutazione inconsapevole, miope e condizionata da pregiudizi di cui sbarazzarsi.

Preferisco, quando posso, ricominciare da zero, come se non ci fosse mai stato nessuno che abbia riflettuto sulla questione, come se mi fosse necessario cimentarmi ingenuamente da solo su cosa sia arte e cosa non lo sia. Molti importanti studiosi lo hanno fatto prima di me ma io non c’ero e comunque non ho nessuna intenzione di leggermi tutti quei libri prima di poter dire come la penso.

Scherzi a parte, a me un musicista, un pezzo musicale o una canzone piace per diversi motivi e in diversi modi. Nel tempo ho imparato ad ascoltare la musica fondendo un approccio riflessivo con la risposta estetica immediata.

Qualunque sia il modo in cui ci arrivo, mi guida il piacere, inteso come gratificazione sensoriale. Vivo la musica innanzitutto come fonte di benessere, come possibilità di esercitare la mia attenzione e come possibilità di ricevere idee e emozioni da altri.

Chi fa musica, come chi fa arte, elabora e lancia un messaggio a se stesso e a chi ascolterà.

Si può fare musica anche solo per se stessi ma condividerla ti permette di entrare in relazione con altre persone che avranno esperienze a volte anche molto distanti da quelle immaginate da te.

Artista: chiunque riesca ad entrare in sintonia con se stesso o con altre persone grazie al suo gesto musicale o alla sua creazione musicale.

Talento: è una capacità relativa, nel senso che appare in relazione ad altri che hanno maggiore o minore capacità di ottenere lo stesso risultato, per  esempio cantare o suonare in un certo modo, emozionare, far ballare.

Come tutti, scelgo cosa ascoltare assiduamente, occasionalmente e cosa evitare ma considero tutto questo privo di fondamento oggettivo e finalità, perché la musica e l’arte in genere non devono avere una finalità se non quella di rappresentare la visione del mondo dell’artista e del fruitore, in una relazione libera e possibilmente sincera.

Per me l’arte è una delle cose più belle della vita, perché più di altre la rappresenta, in infinite forme.

Si può fare musica brutta, incomprensibile, poco interessante, solo per fare soldi, musica tecnicamente semplice o molto complessa, musica per pochi amici o che viaggia epoche e continenti, musica che cerca di scavarti dentro o che vuole accarezzarti come una brezza estiva.

Si può fare musica che lascia indifferenti alcuni e piace ad altri, progettata con la stessa cura con cui si costruisce un aeroplano oppure buttata lì come una chiacchierata con amici. Si può fare…

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